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Ciao Giorgio:
E’ morto lunedì 27 gennaio Giorgio Giannelli, un grande versiliese. Il Circolo Fratelli Rosselli di Pietrasanta rivolge a tutta la famiglia le più sentite condoglianze.
Nato nel 1926, la sua lunga esistenza è stata dedicata a far politica e a scrivere della sua amata Versilia.
Giorgio era un uomo “difficile”, uno spirito libero, dal carattere tosto, a volte passionale sino alla rissa verbale, pure scontroso e permaloso ma con una grande genialità, e con una spiccata solidarietà. Difficile poter mettere insieme in poche righe il suo enorme curriculum vitae: ricorderò alcune sue iniziative, soprattutto quelle che oggi molti giornali locali non hanno ricordato.
Fin da ragazzo dette dimostrazione di che pasta fosse fatto: a 17 anni partecipò con i partigiani alla liberazione di Forte Dei Marmi; venne espulso da tutte le scuole d’Italia per aver contestato un insegnante che a parer suo continuava a palesare senza ritegno orientamenti decisamente fascisti.
Fin da giovane iniziò a collaborare con i giornali La Gazzetta Di Livorno, Il Telegrafo, Il Tirreno e La Nazione. Nel 1954 si stabilì a Roma e si mise in luce come valente opinionista politico tanto da venire invitato da Henry Kissinger, direttore al tempo della Harward University, ad un corso di specializzazione politica con giovani giornalisti di altre nazionalità.
Nell’agosto del 1955 lo scrittore Enrico Pea lo contattò per rilasciargli un’intervista che scatenò una violenta lite tra Giuseppe Ungaretti, Enrico Pea, Leonida Repaci (fondatore nel 1929 del 1° premio Viareggio) e Leone Sbrana (segretario del premio letterario Viareggio). Lo scrittore seravezzino intervistato da Giorgio Giannelli aveva dichiarato (parole testuali) che “La cultura al servizio di un partito non assolve a nessun compito, ma contribuisce ad accrescere la confusione il disorientamento l’abbandono della realtà e la diseducazione popolare. I comunisti – aggiunse - fanno il loro interesse, aiutano, sostengono, innalzano i loro autori e tutti coloro che intendono marciare su quella strada. E’ un’opera che il PCI compie costantemente, agganciando in tutti i modi, specialmente quelli della nuova generazione. Gli scrittori e gli uomini di cultura che appartengono a una posizione artistica e letteraria di assoluta indipendenza, tanto da sentirsi abbandonati a se stessi, sono così costretti a subire il fascino dell’interessato aiuto di questo partito, con la complicità di finanzieri, industriali, capitalisti che giocano una partita a carte, intessendo ipocrite collaborazioni e doppi giochi”.
Repaci, Sbrana e Ungaretti chiesero una immediata smentita ma ottennero un effetto opposto. Enrico Pea alzandosi dal solito tavolo del Quarto Platano di Forte dei Marmi disse gridando “Io non smentisco proprio un bel nulla e non mi rompete. Quello che ho detto corrisponde a verità.” Volarono tavoli, tovaglie e sedie. Alcuni giorni dopo il plateale episodio Ungaretti cercò di rimediare affermando “Mi dispiace di aver dato un dispiacere al Pea. Quel giornalista maccartista (Giannelli) ha approfittato della sua buona fede.”
Nel 1961 fu uno dei primi giornalisti che denunciò il fallimento della campagna vaccinale contro la poliomielite che mieteva in Italia la vita ad una grande quantità di bambini. Nel 1964 venne nominato dal ministro della sanità Luigi Mariotti suo capo ufficio stampa: colse l’occasione per interessarsi che la campagna vaccinale anti polio risultasse efficace e ci riuscì talmente bene che la Lega Italiana contro la Poliomielite gli conferì la medaglia d’oro.
Nei primi anni ‘70 si adoperò poi per far ripresentare la proposta di legge per la concessione della medaglia d’oro al valor militare in memoria delle vittime dell’Eccidio di Sant’Anna. Fu tra i promotori del gemellaggio tra la Versilia ed il Sannio duemila anni dopo la deportazione della popolazione Ligure-Apuana.
Nel 1982 da Roma tornò in Versilia dove continuò con grande energia a svolgere l’attività giornalistica e politica. Si interessò intensamente della sua “creatura” Versilia Oggi una testata mensile di grande successo e scrisse molti libri sulla Versilia e le sue genti: la sua più grande fatica editoriale furono i quattro volumi dell’Almanacco Versiliese.
Non ci resta a questo punto che ringraziare Giorgio per tutto quello che ci ha lasciato culturalmente in eredità e di aver sempre difeso la nostra Versilia.
Ciao Giò riposa in pace.
29 gennaio 2025
G.M.